Tumore della tiroide: in provincia di Catania l’incidenza è maggiore

La prevalenza del tumore della tiroide è, nella provincia di Catania, maggiore che nel resto della Sicilia e in Italia.  Secondo studi effettuati sul territorio ciò sembra dovuto alla contaminazione delle falde acquifere da parte di metalli pesanti provenienti dall’Etna

A cura del dott. Roberto Ciuni
M.D. Ph.D.
Ricercatore Università di Catania
Dept. Chirurgia Generale e Specialità Medico Chirurgiche
Editorial Board Member: Journal of Thyroid Disorders & Therapy

 

Le patologie tiroidee sono molto diffuse nella nostra regione, endemiche della popolazione siciliana. Tali patologie possono essere divise in benigne e maligne, e anche se non frequentemente, possono essere presenti contemporaneamente. Prestando attenzione alle patologie maligne dobbiamo dire che secondo il registro tumori siciliano l’incidenza dei tumori della tiroide nella provincia catanese è maggiore rispetto al resto della regione:

  • Catania e provincia: donne 31.7 nuovi casi su 100.000uomini 6.4/100.000 abitanti per anno;
  • Sicilia (esclusa Catania) e Italia: donne 12.5 nuovi casi su 100.000; uomini 4.1/100.000 abitanti per anno.

Dall’analisi di questi dati emerge anche che le donne sono maggiormente interessate dalle patologie maligne della tiroide rispetto il sesso maschile. Ora entriamo più nel dettaglio dei tumori maligni della tiroide: questi vengono divisi in ben differenziati (DTC: Differentiated Thyroid Carcinoma) cioè che conservano delle caratteristiche cellulare i intercellulari proprie del tessuto tiroideo da cui originano; e scarsamente differenziati (PDC: Poorly Differentiated Carcinoma), ovvero che non presentano più le caratteristiche tipiche del tessuto di origine (ad esempio difficilmente presentano una proteina della membrana cellulare che consente l’ingresso dello iodio all’interno della cellula).

I tumori maligni della tiroide possono essere ben differenziati o scarsamente differenziati, i primi sono:

  • il carcinoma papillifero, che con la frequenza del 95% circa dei DTC rappresenta la forma più diffusa dei tumori tiroidei, è caratterizzato dalla formazione di papille.
  • il carcinoma follicolare, che si differenzia dalla controparte benigna per l’invasione da parte delle cellule tumorali della capsula e dei vasi linfatici e/o sanguigni; ha una frequenza di circa 2,5% dei DTC
  • il carcinoma midollare della tiroide, che deriva dalle cellule parafollicolari C che hanno un’origine differente dalle cellule tiroidee follicolari, con le quali condividono la “residenza”.

I tumori scarsamente differenziati (PDC)  possono essere delle evoluzioni delle diverse varianti sopramenzionate, o meno frequentemente possono originare direttamente dalla cellula tiroidea sana; queste evoluzioni si accompagnano alla mutazione di proteine cellulari, come la P53 che controlla il ciclo cellulare e alla mutazione del gene B-RAF coinvolto nella regolazione dell’attività cellulare.

Anche il tasso di mutazione presente nella popolazione siciliana è ben diviso da una linea immaginaria: mutazione B-RAF presente nei pazienti con carcinoma tiroideo nella Sicilia orientale è 45.9%, mentre nella Sicilia occidentale è 22.7%. Le cause di tutto ciò non sono ancora ben chiare, anche se secondo studi effettuati sul territorio (a) la contaminazione delle falde acquifere da parte di metalli pesanti provenienti dall’Etna potrebbe spiegare l’epidemiologia di tale malattia; infatti incidenze simili si riscontrano in altre isole vulcaniche attive sparse nel mondo. Come in tutte le malattie, è evidente come la prevenzione gioca un ruolo chiave nella cura di questi tumori, che se ben riconosciuti e trattati in modo corretto non incidono sull’aspettativa di vita dei pazienti.

La prevenzione si basa sullo studio ecografico e sull’ago-aspirato (FNA: Fine Needle Aspiration). L’ecografia del collo è la metodica gold standard per questa malattia in quanto permette di valutare le caratteristiche ecografiche del nodulo e di classificarlo come sospetto o meno (immagine 1). Inoltre lo studio ecografico da informazioni essenziali sullo stato dei linfonodi del collo che potrebbero essere interessati dalle metastasi del tumore.

Immagini ecografiche del carcinoma papillifero della tiroide

L’ecografia è una metodica operatore dipendente poiché l’interpretazione delle immagini è la base della diagnosi, quindi deve essere effettuata da personale esperto.
L’ago-aspirato permette, attraverso una semplice puntura, di prelevare le cellule del nodulo sospetto ecograficamente e di analizzarle al microscopio così da classificare il nodulo con più certezza. L’ecografia, l’agoaspirato e relativo esame istologico consentono al chirurgo di pianificare in modo corretto la strategia operatoria o se utile, sottoporre il paziente a controlli ripetuti nel tempo, evitando quindi interventi per sovra-stadiazione.

La prevenzione attraverso queste metodiche consente di agire il prima possibile e limitare l’estensione dell’intervento chirurgico. Alla luce di quanto detto sopra, è utile sottoporsi a regolari controlli ecografici, nelle donne a partire dei 20 anni in su una volta ogni anno e mezzo circa, mentre per gli uomini si può attendere anche sino ai 25 anni. In ultima analisi, è da affermare che il dosaggio degli ormoni tiroidei e della tireoglobulina non hanno una valenza specifica nella prevenzione delle malattie maligne della tiroide, ma è bene sottoporsi a tali controlli per escludere che non vi siano patologie funzionali della tiroide.

a) Malandrino P et al. Descriptive epidemiology of human thyroid cancer: experience from a regional registry and the “volcanic factor”. Front Endocrinol (Lausanne); 4, 65 (2013).