Fattori di rischio ed interventi preventivi dei tumori infantili

L’Italia con il 2% annuo di aumento dell’incidenza, detiene purtroppo il triste primato dei tumori infantili rispetto ai diversi Paesi della Comunità Europea

A cura della Dott.ssa Vita Antonella Di Stefano        

Direttore UOC Pediatria e PS Pediatrico

AOE Cannizzaro – Catania

 

I tumori infantili (0-14 anni) sono differenti dai tumori degli adulti per quanto riguarda la tipologia, il comportamento e la prognosi. Pur se considerati patologia rara, il numero dei bambini colpiti ogni anno è comunque in aumento. L’Italia con il 2% annuo di aumento dell’incidenza, detiene purtroppo il triste primato dei tumori infantili rispetto ai diversi Paesi della Comunità Europea. In particolare si osserva negli ultimi dieci anni l’aumento maggiore per i linfomi (+ 4,6%), seguito dai tumori del sistema nervoso (+ 2%) e dalle leucemie (+1,6%).

La variazione di questa incidenza induce ad ipotizzare che si siano verificati importanti variazioni dell’esposizione ambientale ad agenti fisici, chimici, infettivi, con conseguente alterazione del sistema immunitario. Deterioramento ambientale determinato da vari fattori quali gas di scarico veicolare, radiazioni ionizzanti, esposizione a campi elettromagnetici a bassa e ad alta frequenza, abitudini tabagiche parentali, consumo di alcol, esposizione ad agenti chimici, gestione dei rifiuti e uso di antiparassitari. Da non sottovalutare le cause infettive.

Per quest’ultime, relativamente ai tumori pediatrici, la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) valuta sufficiente l’evidenza di cancerogenicità per il virus di Epstein-Barr (EBV) e per i virus dell’Epatite B e C (HBV e HCV). L’EBV causa la maggior parte dei linfomi di Burkitt in Africa e circa un quarto nei paesi occidentali, circa un terzo dei linfomi di Hodgkin ed è implicato in praticamente tutti i carcinomi rinofaringei.

I dati forniti da uno studio del 2016 da parte del Consorzio internazionale sulla leucemia infantile (CLIC) ha confermato un effetto protettivo dell’allattamento al seno di durata superiore a 6 mesi, dell’uso dei folati prima e durante la gravidanza e di una sana alimentazione sia in gravidanza che nei primi 100 giorni di vita. In uno studio australiano il rischio di tumore cerebrale nei bambini la cui madre aveva fatto uso di folati prima della gravidanza è risultato ridotto del 32%.

Per concludere quindi gli interventi preventivi devono essere guidati dal principio di precauzione, con azioni volte a prevenire l’esposizione di donne in gravidanza e di bambini. Azioni volte ad educare ad una corretta alimentazione prima e dopo il parto sia mamma che bambino.