Quel legame fra carboidrati, ritenzione idrica e  aumento della pressione arteriosa

L’alimentazione attuale consta di una percentuale alta di carboidrati mentre è generalmente ridotta od insufficiente la quota giornaliera di proteine

A cura della Prof.ssa Lilliana Ciotta

Endocrinologa. Docente Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania

La ritenzione idrica (soggettivamente avvertita come “gonfiore” di gambe, caviglie, mani, volto…) è spesso legata all’aumento dei livelli di insulina nel sangue, sia come aumento medio giornaliero che come aumento eccessivo solo post pasto. L’assunzione di carboidrati (sia raffinati che integrali, ossia pane, pasta, riso, pizza, focaccia, crackers, fette biscottate, gallette, frutta), di zuccheri e di dolci, stimola la secrezione di insulina da parte del pancreas. L’insulina stimola, a sua volta, la secrezione, a livello surrenalico, di un ormone, l’aldosterone, che è deputato al riassorbimento ed al trattenimento del sodio.

Il sodio è un minerale con una potente azione liquidi-ritentiva, quindi fa trattenere in eccesso i liquidi assunti bevendo e mangiando. Inoltre, il glucosio (risultato finale di un carboidrato, sia semplice che integrale) ed il glicogeno (forma deposito del glucosio) sono molecole che già di per sé trattengono molecole di acqua. L’aumento dei liquidi trattenuti aumenta il volume plasmatico totale, il che comporta un aumento dei livelli pressori medi, ossia predispone o induce ad uno stato ipertensivo.

Quindi non solo una elevata assunzione di sale, e di alimenti ricchi di sale, inducono aumento della pressione arteriosa, ma anche un consumo eccessivo e/o frequente di carboidrati e di zuccheri. L’alimentazione attuale moderna consta di una percentuale alta di carboidrati, pari al 60% e più della quota giornaliera totale di nutrienti assunti, mentre è generalmente ridotta od insufficiente la quota giornaliera assunta di proteine.