Il cancro della mammella: si può e si deve vincere

L’attenzione crescente della donna alla diagnosi precoce ha permesso negli ultimi 15 anni una percentuale di guarigione dal tumore della mammella dell 87% che arriva anche al 90% nelle fasce più giovani

A cura del dott. Alfio Nicosia
Chirurgo senologo Azienda Sanitaria Provinciale Catania

Che cos’è il cancro della mammella?
Il carcinoma mammario è una formazione di tessuto costituito da cellule che crescono in modo incontrollato e anomalo all’interno della ghiandola mammaria. È la più frequente neoplasia maligna nelle donne (circa il 25% di tutti i cancri) ed è responsabile di circa il 14% delle morti per cancro nel sesso femminile. In Europa, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, considerando sia uomini che donne, ha stimato che ogni anno le nuove diagnosi sono 464.000 (il 99% dei casi nelle donne). In Italia, secondo l’ultima pubblicazione AIRTUM sui numeri del cancro, nel 2019 sono stati diagnosticati 53.500 nuovi casi. Sempre in Italia, il carcinoma della mammella ha rappresentato nel 2018 la prima causa di morte per tumore nelle donne, con 12.274 decessi. Pur trattandosi del tumore più frequente, in Italia sta calando sensibilmente la mortalità (-1,3%) per questo carcinoma, merito sicuramente della diffusione di pratiche di prevenzione per la donna e di una maggiore attenzione alla diagnosi precoce.

Quali sono i fattori di rischio?
Il principale fattore di rischio è l’età; la curva di incidenza cresce esponenzialmente fino agli anni della menopausa, tra i 50 e i 55 anni, poi rallenta per risalire nuovamente dopo i 60 anni. La correlazione tra l’invecchiamento e il tumore al seno può essere frutto del progressivo deterioramento del DNA sommato alla storia endocrinologica individuale della donna, cioè alla quantità di stimoli ormonali che agiscono sul tessuto mammario. L’età non è il solo fattore che può influenzare il tumore al seno. Infatti, familiarità ed ereditarietà sono due elementi altrettanto cruciali; nell’ottica di una prevenzione globale, una donna che è a conoscenza di altri casi di tumore ovarico o alla mammella in famiglia dovrebbe monitorare regolarmente la propria salute sin dalla giovane età. Altri fattori di rischio sono: menarca precoce, nulliparità, prima gravidanza portata a termine dopo i 30 anni, mancato allattamento al seno, scarsa attività fisica, elevato consumo di alcool e di grassi animali, basso consumo di fibre vegetali, obesità, sindrome metabolica, fumo.

Come si può prevenire?
Prevenzione primaria
Secondo i più recenti dati a disposizione, sono circa 700.000 le donne che in Italia soffrono di tumore alla mammella. Per evitare che questo numero cresca esponenzialmente e, soprattutto, per aumentare la speranza di vita dopo la diagnosi, è fondamentale promuovere una strategia di prevenzione del tumore al seno che parta dalla vita quotidiana. Stile di vita sano: diventa fondamentale svolgere costantemente attività fisica, seguire una dieta bilanciata povera di zuccheri, grassi e bevande alcoliche, ed evitare il fumo (oppure smettere di fumare). E’ consigliabile, per esempio, seguire la tradizionale dieta mediterranea e svolgere un’attività fisica, anche leggera, per 30 minuti al giorno per almeno cinque volte alla settimana. Età della prima gravidanza: prima avviene, più basso è il rischio. Pluriparità: incide favorevolmente il numero delle gravidanze. Allattamento al seno: permette alla cellula mammaria di maturarsi rendendola più resistente.

Prevenzione secondaria (“screening”)
Autopalpazione: è fondamentale perché permette di identificare subito qualsiasi cambiamento che potrebbe rendere necessario il consulto con un medico ed esami di approfondimento. E’ consigliabile ripetere l’operazione una volta al mese tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo mestruale per non farsi trarre in inganno dall’influenza dei cambiamenti ormonali. A partire dai 45/50 anni è necessario abbinare anche regolari screening oncologici e visite specialistiche. Visita Senologica, Mammografia tradizionale, Mammografia con Tomosintesi (ricostruzione 3D), Ecotomografia, Risonanza Magnetica, Test genetici (presenza di geni BRCA1 e BRCA2
La prevenzione del tumore al seno passa, dunque, attraverso uno stile di vita sano, l’abitudine dell’autopalpazione ed esami strumentali e visite specialistiche, soprattutto con l’avanzare dell’età e in caso di familiarità tumorale.

Quali sono i possibili sintomi?
Anche se l’obbiettivo principale è arrivare alla diagnosi di un tumore al seno prima che esso dia sintomi, osservando il proprio seno è possibile scorgere possibili segnali di malattia. Il primo segno a cui prestare attenzione è l’aumento di consistenza alla palpazione dovuto alla presenza di noduli. Altri possibili segni di malattia sono delle piccole rientranze della cute facilmente visualizzabili ponendosi a braccia alzate di fronte ad uno specchio. Non solo, anche l’osservazione dei capezzoli è molto importante: secrezioni sierose o ematiche e lesioni eczematose possono essere un segnale di malattia. Infine, altro sintomo da non trascurare, è l’ingrossamento dei linfonodi sotto l’ascella.

Guarigione
Non dimentichiamo, tuttavia, che l’attenzione crescente della donna alla diagnosi precoce ha permesso negli ultimi 15 anni una percentuale di guarigione dal tumore della mammella dell 87% (perchè le lesioni individuate sono piccolissime e addirittura non palpabili), guarigione che arriva anche al 90% nelle fasce più giovani. Non dimenticare: mammografia gratuita presso i punti screening dell ASP telefonando al nr.verde 800894007 per la prenotazione. Visite senologiche ed ecografia mammaria presso gli ambulatori LILT telefonando al numero 351 863 36 22 (dalle 9 alle 12 e dalle 18 alle 19) per la prenotazione.